Alone in Ladakh. Intervista con Omar Di Felice.

Alone in Ladakh. An interview with Omar Di Felice.

All'inizio del 2023, l'ultra-ciclista e ambassador di Selle San Marco Omar Di Felice ha attraversato da solo l'intera regione himalayana del Ladakh, in India, nell'ambito del progetto Alone in Ladakh. Ha impiegato 11 giorni per percorrere un itinerario di 1.100 km e scalare quasi 20.000 metri su alcune delle strade più alte del mondo, compresa l'ascesa al passo Khardung La, a 5.359 metri sul livello del mare.

 

Abbiamo fatto una chiacchierata con Omar per sapere tutto sul suo viaggio, sulla sua ispirazione e sulla sua attrezzatura.

 

 

Ciao Omar. Come mai hai scelto proprio l’India Himalayana e il Ladakh?

 

Purtroppo ho dovuto abbandonare la mia traversata in bicicletta dell'Antartide per motivi personali, quindi ero alla ricerca di un viaggio in bicicletta che mi tenesse in forma, ma soprattutto che mi aiutasse a livello personale ed emotivo.

Dopo essere rientrato anticipatamente per motivi personali dall’Antartide, e aver rimandato il mio progetto di attraversarlo in bicicletta, ero alla ricerca di un luogo da cui ripartire non solo in sella alla mia bicicletta ma anche, e soprattutto, a livello personale ed emotivo.
Il Ladakh mi ha offerto da subito lo scenario ideale: da un lato le alte vette himalayane, dall’altro l’umanità dei pochi abitanti sparsi qua e la tra i piccoli villaggi e le comunità locali.

 

L'imprevisto è qualcosa che cerchiamo sempre di pianificare in avventure come queste. Come ci si sente a cambiare i piani all'ultimo minuto?

 

Siamo sempre molto legati all'idea che la natura sia dominata dall'uomo. Viviamo in ambienti così antropizzati che abbiamo sviluppato la convinzione di poter controllare ogni variabile. In realtà, quando ci si trova a stretto contatto con la natura, si impara presto che è il ritmo della natura a dettare tutto.

Per questo già da anni so che i percorsi che elaboro in alcune delle zone più remote del Pianeta sono una traccia iniziale, così come lo sono i tempi e i programmi di massima che cerco di mettere nero su bianco.
Rappresentano un’idea di massima che bisogna essere bravi a rielaborare velocemente in virtù delle condizioni meteo, degli imprevisti e di tutti quei segnali della natura che sono sempre li a ricordarci quanto siamo piccoli di fronte alla stessa

Per "ultra-viaggi" come questo, come prepari la tua attrezzatura?

 

La fase di test e sviluppo della mia configurazione dura tutta la stagione. Sono un appassionato di tecnologia quando si tratta di ciclismo, mi piace provare tutti i nuovi componenti e le innovazioni per vedere se possono rendermi più comodo e migliorare le mie prestazioni. Ma oltre a questo, sono anche un po' tradizionalista. Se trovo il componente giusto, soprattutto in aree importanti come la sella e i punti di contatto, difficilmente lo cambio.

 

Quanto è importante trovare la sella giusta?

 

Ho trascorso tutta la mia carriera di ciclista su strada sulla leggendaria Concor Light e, da quando sono diventato un ultra-ciclista, avevo bisogno di qualcosa che fosse all'altezza di comfort, ma per un periodo di tempo molto lungo. La Aspide Supercomfort è stata la mia sella preferita da quando ho iniziato a praticare questa nuova disciplina del ciclismo, sia nelle gare che nelle avventure in solitaria. Mi ha aiutato a raggiungere alcuni grandi obiettivi negli ultimi cinque o sei anni.

Tuttavia, la nuova tendenza e gli studi legati alle selle più corte hanno fatto si che io abbia cercato di evolvere ulteriormente, modificando qualcosa nella mia posizione in sella (dettagli impercettibili ma fondamentali) e passando al nuovo modello Aspide corta Supercomfort.

È stata la sella che, dapprima mi ha accompagnato in Antartide, quindi ha subito il test del Ladakh, trovando posto sulla MTB utilizzata per i lunghi e alti valichi himalayani, talvolta su strade sterrate o sentieri rocciosi. Un test fondamentale anche in vista della stagione di ultracycling durante la quale la adotterò per le lunghe gare no-stop che mi attendono

Sapendo che hai avuto un ottimo assetto per la tua avventura, puoi dirci qualcosa di più sull'Himalaya?

 

Il paesaggio dell'Himalaya, l'imponenza delle valli alpine e i suoni della natura mi hanno trasportato in un universo parallelo. Mi sono sentito come se il rapporto naturale tra uomo e natura fosse stato ripristinato. Il colore del cielo è qualcosa che mi stupisce sempre; nonostante le tante avventure e l'esperienza di ogni tipo di paesaggio, vedere il colore del cielo senza inquinamento è sempre sorprendente.

 

È una zona così remota del mondo. Ha avuto modo di incontrare qualche persona lungo il percorso?

 

Viaggi in bicicletta come questo ci permettono di riconnetterci con la natura ma anche con la parte migliore dell'essere umano. Le persone che vivono nella regione del Ladakh, sull'Himalaya, vivono in condizioni completamente diverse da quelle che ho a casa. Nonostante le condizioni modeste, in cui le persone potrebbero percepire di avere "meno", ho sperimentato un'incredibile generosità e una vera ospitalità.

Cosa ti ha lasciato questo viaggio 'Alone in Ladakh'?

 

La solitudine in Ladakh mi ha aiutato a riconnettermi. Mi sono riconciliato con me stesso e con il mio desiderio di esplorare la bellezza del mondo in bicicletta. La bicicletta è un mezzo semplice, ma è anche un mezzo di trasporto così potente che tutti noi siamo in grado di fare fin da bambini.